Valutazione del discomfort termico negli operatori sanitari durante la pandemia Covid-19 - Tecnico della Prevenzione

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Valutazione del discomfort termico negli operatori sanitari durante la pandemia Covid-19

Sin dall’inizio dell’epidemia è risultato chiaro che la principale via di contagio del virus SARS CoV-2 è costituita dalle goccioline di saliva (Droplet) diffuse per via aerea principalmente da malati sintomatici o pre-asintomatici. Particolare attenzione ai fini della sicurezza, è stata prestata dunque per le manovre diagnostiche o assistenziali che avrebbero potuto esporre il personale ad aerosol (broncoscopia, intubazione, aspirazione bronco-faringea, ecc.).
Gli operatori sanitari sono stati costretti ad utilizzare per l’intero turno di lavoro dispositivi di protezione individuale (DPI) supplementari per la protezione dal virus COVID-19 comportando un aumento dell’isolamento dovuto al vestiario influenzando negativamente la sensazione termica percepita.
Il personale sanitario che effettua screening o assistenza diretta ai pazienti COVID-19 sospetto o confermato, è tenuto ad indossare i DPI, quali, tute / camici monouso, cappuccio o copricapo, calzature usa e getta, guanti, occhiali o visiera e maschera filtro FFP2 o FFP3.
In un recente studio “Thermal discomfort in healthcare workers during the covid-19 pandemic” pubblicato sulla rivista La Medicina del Lavoro Vol. 112 No. 2 (2021), un team composto anche da Tecnici della Prevenzione ha mostrato attraverso delle simulazioni con un software, il livello di discomfort termico a cui gli operatori sanitari coinvolti nell’emergenza COVID-19 possono facilmente essere sottoposti.
Lo scopo del lavoro, oltre a valutare il discomfort termico degli operatori sanitari è stato anche quello di proporre misure atte a migliorare la percezione della sensazione termica e garantire al personale condizioni termiche accettabili.
Dai risultati ottenuti è emerso come con l’utilizzo di DPI supplementari già con una temperatura dell’aria pari a 22 °C (temperatura considerata normalmente ottimale) l’indice PMV è pari a 0,6 corrispondente ad un 11,8% di insoddisfatti (PPD) da caldo. Lo studio ha mostrato come l’utilizzo di dispositivi di protezione supplementari incrementano in maniera significativa il livello di isolamento del vestiario facilitando l’insorgere di condizioni di discomfort termico nei lavoratori.
Limitare il tempo di permanenza del personale nelle stanze con pazienti a rischio infettivo e il relativo utilizzo dei dispositivi è sicuramente una misura adeguata per il miglioramento della sensazione di comfort. Infine, è bene considerare che i lavoratori impegnati nell’esecuzione di tamponi rinofaringei rappresentano sicuramente la categoria più critica in quanto svolgono questa attività anche in ambiente esterno dove è difficile garantire condizioni termiche accettabili e, quindi, sarebbe auspicabile un turnover di servizio maggiore per ridurre il tempo di esposizione individuale e conseguente discomfort.
La figura del tecnico della prevenzione grazie alla sua preparazione e alle sue conoscenze multidisciplinari assume un ruolo di particolare importanza non solo nel processo di valutazione dei rischi ma anche determinante nell’individuare misure atte a migliorare le condizioni lavorative e tutelare la salute dei lavoratori.

Dott. Marco Lembo
Tecnico della Prevenzione e Addetto al Servizio Prevenzione e Protezione, Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù” – IRCCS
Docente a contratto di Igiene Ambientale III del Corso di Laurea in Tecniche della Prevenzione dell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Ex studente Corso di Laurea in Tecniche della Prevenzione dell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

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